Alessandra Pertichino, diagnosi di Menière Clinica ORL Università di Trieste
“Svegliarmi la mattina, aprire gli occhi, fissare il led del televisore e verificare se rimaneva fisso, immobile oppure se girava, e capire da questo se la giornata sarebbe stata buona oppure no. Questa era la mia vita prima di incontrare il dott. Bernkopf.
Proprio così, da quando una mattina del 2012 senza alcuna motivazione apparente mi sono svegliata e tutto intorno a me girava come un vortice impazzito. Con l’aiuto dei sanitari sono stata trasportata all’ospedale e ricoverata per una settimana.
Il valium calmava la sensazione angosciosa di vertigine, mentre manovre varie e analisi cliniche cercavano di capire di cosa si trattasse. Mi dimisero con la diagnosi che si era trattato di una caso isolato, e me ne tornai alla mia vita.
Purtroppo però ci sono stati altri due episodi di egual entità nel giro di un anno, e a quel punto i medici hanno ritenuto di approfondire le indagini per capire di cosa si trattava.
Non ricordo nemmeno più quanti e quali sono stati gli esami a cui mi hanno sottoposta, ma due fondamentali, TAC e la Risonanza Magnetica, hanno fortunatamente escluso gravi e irreversibili patologie invalidanti, delle quali non riesco nemmeno a pronunciare il nome per quanto mi hanno spaventato. Alla fine di tutto sono stata dimessa con la diagnosi di Sindrome di Menière: nelle orecchie sentivo infatti anche i fischi , e avevo la sgradevolissima sensazione di “pienezza”.
Questa malattia, tra tutte le possibili, era sicuramente la più augurabile ma non mi avrebbe mai più abbandonata: mi dissero che avrei convissuto con lei, e avrei potuto solo controllarla, ma non curarla.
Controllarla voleva dire dormire praticamente semiseduta, seguire una dieta alimentare iposodica, nessuna bibita alcolica, cicli di diuretici e all’occorrenza un farmaco, il Ver* (omissis); inoltre nessun movimento brusco: evitavo l’ascensore e i trasferimenti teleferici. Vita tranquilla insomma, e per finire ho dovuto anche vendere la mia adorata Vespa.
Con gli accorgimenti di cui sopra gli episodi li ho potuti tenere sotto controllo, capivo subito se stava arrivando una crisi e mi mettevo al letto al buio con una bottiglia di 1 litro e 1/2 d’acqua una pastiglia di Ver* (omissis) isec in attesa che passasse. Due giorni così e poi tornavo nuovamente abile, anche se, fra una crisi e un’altra, mi restava comunque un senso di instabilità pressochè costante .
Vivevo sempre sul chi va là: quando si partiva per un viaggio controllavo sempre di avere con me le pastiglie e avevo paura che qualsiasi cosa potesse risvegliare il malessere: nessun tuffo o nuotata sott’acqua, nessuna gita in barca o ballo. Insomma: passeggiate e movimenti lenti erano tutto ciò che facevo.
Fino a quando a luglio 2018 è sopraggiunta una crisi fortissima che ha spaventato mio marito, al punto che ha cercato sul WEB una soluzione, perché non poteva vedermi così. Si è imbattuto sul sito del dott. Bernkopf e dopo aver letto che tra le sue credenziali c’era scritto “esperto nella Sindrome di Meniere” ha immediatamente preso contatto e un mese dopo eravamo nel suo studio di Vicenza.
Da quel giorno stesso la mia vita è cambiata, anzi è ritornata quella di prima. Sì, proprio da quel giorno perché il volto, il sorriso sereno e rassicurante e fiducioso del dott. Bernkopf mi hanno fin da subito fatto sentire che ero nel posto giusto. Si avvertiva che credeva fortemente in quello che mi proponeva e che l’unico suo desiderio era aiutarmi, guarirmi. Mi ha sinceramente detto che non si sarebbe trattato di una passeggiata e che serviva tempo, impegno e collaborazione, e anche che non poteva assicurarmi il successo. Mi ha però colpito il fatto che durante la visita, in un lungo colloquio di più di un’ora, il dottore mi aveva chiesto anche di altri problemi di cui effettivamente confermavo di soffrire, che erano scesi in secondo piano dopo l’insorgenza della Sindrome di Menière, ma che erano tutt’altro che banali: prurito nei condotti uditivi (ero costretta a grattarmi fino alla lesione), “scricchiolii” nelle orecchie deglutendo, dolori cervicali. Con un certo imbarazzo ho dovuto ammettere che nel sonno russavo, e avevo spesso dei risvegli bruschi , con angosciosi sobbalzi, come per un brutto sogno. La notte non riuscivo a trovare una giusta posizione , e spesso mi svegliavo con formicolii alle mani: per questo avevo provato anche a dormire con due cuscini, ma con scarso risultato. Anche la mandibola faceva dei rumori nei movimenti, e in due occasioni mi si era anche bloccata. Il dottore mi aveva spiegato che lui considera la Sindrome di Menière una delle tante manifestazioni cliniche che può avere una malocclusione dentaria che sostenga un cattivo funzionamento dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM), e per questo la prospettiva del trattamento è un miglioramento non solo sulle crisi menieriche, ma su tutto il complesso sintomatologico.
Dopo aver indossato per 4 mesi il BITE ideato dal dottore ho ritrovato incredibilmente lo stato di normalità che avevo da tempo perso: non solo non ho più avuto crisi, ma anche tutti gli altri disturbi alle orecchie , al collo, al russare e alla qualità del sonno, che avevamo annotato durante la prima visita erano progressivamente scomparsi.
Ho portato il bite per parecchi mesi, per essere certa che il risultato non fosse casuale: so che la Sindrome di Menière può avere periodi di remissione spontanea. Alla fine però mi sono affidata al dottore anche per il trattamento ortodontico, per fissare in modo permanente la diversa occlusione che il bite aveva individuata. Ho incominciato un percorso durato quasi tre anni, duro e a tratti anche fastidioso. Il Dottor Bernkopf, assieme al suo meraviglioso Staff sempre presente e confortante, mi ha coccolata, supportata e mi ha reso piacevoli anche i passaggi più difficili della cura.
Mi ero quasi affezionata all’apparecchio che portavo quasi come una coperta di Linus, e avevo paura di separarmene, quasi che toglierlo volesse dire ritornare ad essere ammalata.
Ma finalmente 5 mesi fa l’ho tolto e mi è rimasto solo un morbido e confortevole posizionatore in lattice che porto di notte per il mantenimento del bellissimo traguardo odontoiatrico raggiunto anche dal punto di vista estetico.
Ora quando la mattina apro gli occhi guardo solo se c’è il sole o se piove e sono felice.”
Novembre 2021 . Confermo che la relazione sopra riportata descrive esattamente la mia storia clinica, e ne autorizzo la pubblicazione , in testo e in immagini, a fini divulgativi e scientifici anche via internet, in deroga consapevole alle disposizioni vigenti in tema di privacy. Alessandra Pertichino, Via Ferberti 2 Trieste . Cell: 388 0627703 e-mail sandra68p@gmail.com oppure pertichino@confidiveneziagiulia.it
Nel ringraziare per le belle parole, vorrei sottolineare un dettaglio: “a luglio 2018 è sopraggiunta una crisi fortissima che ha spaventato mio marito, al punto che ha cercato sul WEB una soluzione, perché non poteva vedermi così”. Non è la prima volta che il merito di aver trovato la strada che si sarebbe rivelata vincente è stato di un famigliare: qui il marito, a volte una figlia, altre la fidanzata o la moglie. Queste persone si sono messe cocciutamente al PC e hanno passato del tempo a cercare una soluzione per una malattia che affliggeva il proprio caro, anche se sembrava incurabile, come infatti viene definita in ambiente scientifico, e come si erano molte volte sentiti dire dagli specialisti consultati. La ricerca in rete è stata un gesto d’amore, che si è spinto oltre al limite che poteva suggerire la logica. Sono molto felice per il risultato ottenuto sulla Paziente, come tutte le volte che lo conseguo con la mia quotidiana attività professionale nella Sindrome di Menière, ma in questi casi sono felice anche di essere stato strumento per gratificare quei gesti d’amore. E.B.
Vai ad altri casi significativi di Sindrome di Menière : https://www.studiober.com/category/meniere/
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