La relazione esistente tra occhi e postura è già da tempo oggetto di studio da parte di posturologi, neurologi, chiropratici. Meno considerati risultano invece a tutt’oggi i rapporti tra occhi e occlusione dento-scheletrica, anche se la vicinanza anatomica tra i due sistemi dovrebbe suggerire addirittura un’attenzione superiore, specie nel campo delle eteroforie (deviazioni degli assi oculari). In questo campo, oltre ad una luce puntiforme, il semplice strumento che siamo soliti usare è il filtro di Maddox, del tipo commercializzato da S.I.RI.O.srl – Vicenza. FILTRO MADDOX Si tratta di un filtro dotato di particolari strie, capaci di trasformare un’immagine puntiforme (ad esempio quella di una piccola lampadina tascabile) in un’immagine lineare, la cui disposizione risulta ortogonale a quella delle strie stesse. Coprendo un occhio (Fig. 1), convenzionalmente l’occhio destro, con il Maddox, la luce puntiforme, piazzata convenzionalmente a 2 metri dal paziente, nella visione dell’occhio di destra assume l’immagine di una linea, che si dispone, a seconda della rotazione che il paziente viene istruito a far compiere al filtr
La malocclusione nei problemi oculari
La relazione esistente tra occhi e postura è già da tempo oggetto di studio da parte di posturologi, neurologi, chiropratici.
Meno considerati risultano invece a tutt’oggi i rapporti tra occhi e occlusione dento-scheletrica, anche se la vicinanza anatomica tra i due sistemi dovrebbe suggerire addirittura un’attenzione superiore, specie nel campo delle eteroforie (deviazioni degli assi oculari).
In questo campo, oltre ad una luce puntiforme, il semplice strumento che siamo soliti usare è il filtro di Maddox (Fig. 1).
Si tratta di un filtro dotato di particolari strie, capaci di trasformare un’immagine puntiforme (ad esempio quella di una piccola lampadina tascabile) in un’immagine lineare, la cui disposizione risulta ortogonale a quella delle strie stesse.
Coprendo un occhio (Fig. 1), convenzionalmente l’occhio destro, con il Maddox, la luce puntiforme, piazzata convenzionalmente a 2 metri dal paziente, nella visione dell’occhio di destra assume l’immagine di una linea, che si dispone, a seconda della rotazione che il paziente viene istruito a far compiere al filtro Maddox, prima orizzontale e poi verticale.
Contemporaneamente l’occhio di sinistra, lasciato libero, continua a vedere la luce normalmente, cioè come un punto.
Se gli assi oculari risultano ortoforici, il punto (visione dell’occhio sinistro) e la linea (visione dell’occhio destro) risultano sovrapposti in tutte le disposizioni della linea, in particolare in quella orizzontale ed in quella verticale.
Se la linea verticale viene dal paziente riferita scostata rispetto al punto dalla parte omolaterale all’occhio filtrato dal Maddox (nel nostro caso a destra), poiché la visione oculare è in realtà incrociata, è facile diagnosticare la convergenza degli assi oculari cioè una Esoforia.
Se la linea verticale viene invece dal paziente riferita scostata rispetto al punto dalla parte controlaterale all’occhio filtrato dal Maddox (nel nostro caso a sinistra), la diagnosi sarà invece di divergenza degli assi oculari, cioè Exoforia.
Fig. 2 Gli assi collimano sul piano orizzontale
Fig. 3 Gli assi NON collimano sul piano orizzontale
Allo stesso modo, facendo ruotare il Maddox al paziente finché la linea assume la disposizione orizzontale, è agevole diagnosticare allo stesso modo le controrotazioni eteroforiche sul piano verticale.
Fig. 4 Gli assi collimano sul piano verticale
Fig. 5 Gli assi NON collimano sul piano verticale
Se, infatti il paziente riferisce che l’immagine della linea si è abbassata rispetto al punto, significa che l’asse dell’occhio destro è ruotato verso l’alto (o il sinistro verso il basso), e viceversa.
Si tratta dunque di un’indagine diagnostica di estrema semplicità, che non necessita di particolari attrezzature né di particolari competenze specialistiche, e può dunque essere eseguita agevolmente anche in uno studio dentistico.
Inoltre, l’indagine con il Maddox permette di rilevare immediatamente i rapporti che possono intercorrere tra la muscolatura occlusale, e quindi la masticazione del paziente, e l’andamento dei suoi assi ottici, sia in condizioni normali, che a seguito di modifiche che vengano apportate, estemporaneamente o stabilmente, nella sua occlusione (variante del test di Meersseman).
L’analisi degli assi oculari costituisce un ottimo sistema diagnostico differenziale, quando il paziente presenti più problemi strutturali potenzialmente idonei a sostenere la sintomatologia raccolta nell’anamnesi, nei quali il dentista deve orientarsi terapeuticamente secondo un criterio di priorità non teorico, ma riferito al singolo paziente e al particolare momento in cui avviene l’indagine.
In pratica, ad esempio, di fronte ad un paziente portatore di una malocclusione dento-scheletrica, ma anche con una o più vertebre cervicali in sublussazione e con un’asimmetria degli arti inferiori, si dovrà intervenire con le successive adeguate correzioni che si rivelassero in grado di migliorare o annullare del tutto le eterotrofie inizialmente presenti, trascurando, almeno inizialmente, problematiche apparentemente eclatanti, ma la cui rimozione estemporanea (ad esempio con l’applicazione di un masticone in caso di malocclusioni) non incidesse , a differenza di altre, nella correzione dell’eteroforia presente.
In pratica questo esame può fungere da test di Meersseman, ma non limitatamente all’individuazione o all’esclusione del coinvolgimento occlusale, bensì con utilissime estensioni a molti altri quesiti diagnostico-differenziali.
Ovviamente non si deve dimenticare che anche le eteroforie possono essere primarie, legate cioè a difetti oculari intrinseci, e possono dunque abbisognare di una correzione di pertinenza oculistica.
In presenza di eteroforie gli occhi sono costretti ad una continua attività di compenso che coinvolge costantemente la muscolatura occulare, il cui affaticamento prende il nome di astenopia. Inoltre i muscoli occulari possono essere coinvolti nelle tensioni che riguardano i muscoli cranici, a loro volta influenzati dalla malocclusione e dalla cattiva postura.
Va sottolineato che i pazienti che presentano questo quadro tendono a non sopportare gli occhiali e a non trovarli del tutto adatti alp roprio caso.
Un adeguato trattamento occlusale puo’ spesso rimuovere la “stanchezza agli occhi” che molti pazienti riferiscono, e che viene spesso erroneamente attribuita allo stress o all’ambiente e al tipo di lavoro.
Da notare che da problemi oculari può dipendere anche una cefalea, che prende appunto il nome di “astenopica”. E’ necessario valutare caso per caso se l’astenopia, e a maggio ragione la cefalea, non sia , secondaria alla malocclusione. ( vai alla pagina “cefalea” http://www.studiober.com/patologie/cefalea-emicrania/ )
Per saperne di più:
33- Bernkopf E. Diagnostica oculare nelle problematiche cranio-mandibolo-vertebrali. Il Dentista Moderno, anno XVII, n. 10, dicembre 1999, 63-7.