ACUFENI
Si parla di “ACUFENI” quando l’orecchio percepisce rumori come fischi, ronzii, fruscii o pulsazioni. Questi possono arrivare ad influire sulla qualità della vita del paziente, ma non provengono però dall’ambiente esterno. Sono definiti “sensazioni sonore percepite dall’individuo, non sostenute da sorgenti esterne, acustiche o elettriche, e causate da attività proprie dell’apparato acustico o dai meccanismi di elaborazione sensoriale”.
Spesso si accompagnano a ipoacusie di vario genere più o meno gravi, ma possono presentarsi anche in soggetti con udito normale.
L’incidenza degli acufeni aumenta progressivamente con l’età: in quella pediatrica il loro riscontro sembra essere molto raro, ma nella nostra esperienza con bambini con problemi alle orecchie risultano spesso presenti, purché al bambino si ponga espressamente il quesito anamnestico e si presti attenzione e fede alla sua risposta.
Si distinguono acufeni oggettivi o estrinseci e acufeni soggettivi o intrinseci.
Questo problema può essere facilmente sottovalutato quando si manifesta: all’inizio, infatti, tende ad essere occasionale e a presentare periodi di remissione spontanea, inducendo il paziente a credere che “passerà da solo.” Purtroppo arriva un momento in cui non scompare più, e si trasforma in un problema serio. Probabilmente quello che dicono i Colleghi Otorinolaringoiatri, cioè che “gli acufeni sono la loro tomba”, rappresenta in qualche modo la realtà, nel senso che si tratta di una patologia molto ostica al trattamento.
Vale forse la pena di prendere in considerazione anche una possibilità spesso trascurata.
Quando l’acufene dipende dalla mandibola?
L’acufene può essere un sintomo di una disfunzione dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). Se si infilano i mignoli nei Condotti Uditivi Esterni (CUE) con i polpastrelli rivolti verso l’avanti, e si muove la mandibola in apertura/chiusura, si percepisce il rapporto fra Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) e orecchio
Questo rapporto può risultare potenzialmente traumatico, a seconda di come lo stop generato dall’intercuspidazione dentaria interrompa la rotazione posteriore del condilo durante la chiusura della bocca.
Questo infatti può avvenire correttamente se il morso è normale, o troppo tardi se il morso è profondo o la mandibola è all’indietro (retrusa). Quando la mandibola è biretrusa il problema tende ad essere bilaterale, quando é (o è anche) laterodeviata, il problema è monolaterale o prevalente da un lato.
Il conflitto con il condilo mandibolare può riguardare anche la Tromba di Eustachio, e partecipare a sostenere il problema anche per questa via.
Tappo di cerume e acufene
A volte l’acufene si associa alla presenza di un tappo di cerume. Non sempre però alla sua rimozione si assiste alla sparizione dell’acufene. In ogni caso è necessario chiedersi il motivo di questa associazione, poiché anche nei casi di successo la recidiva è facilitata dalla presenza di una predisposizione strutturale, che può aver facilitato entrambi i problemi e ne favorirà tendenzialmente la recidiva. (vedi “cerume in eccesso-tappo di cerume” https://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/cerume-in-eccesso-tappo-di-cerume/ ).
Acufeni e trauma acustico
Se l’acufene è insorto a seguito di un trauma acustico, il discorso si complica, e purtroppo in peggio per quanto riguarda la prognosi. Il danno che il trauma ha prodotto, la sua materiale consistenza e sopratutto la reversibilità del fenomeno non possono essere diagnosticate e pronosticate con chiarezza.
Tuttavia il trauma acustico può aver agito su una predisposizione del tipo sopra descritto, e quindi può trovare una soluzione, anche solo parziale, con il trattamento della disfunzione ATM. In alcuni casi, cioè, la disfunzione ATM può aver reso l’orecchio più suscettibile al trauma, ma può anche costituire un elemento che impedisce la remissione che, in sua assenza, forse potrebbe avvenire.
Acufeni e Malattia di Meniere
Vai alla pagina dedicata alla malattia di Meniere a questo link.
Acufene e Disfunzione ATM: sintomi, diagnosi e trattamento
Purtroppo l’acufene, se non la tomba, è di certo la bestia nera non solo degli Otorinolaringoiatri, ma anche dei dentisti che si occupano di ATM, perché individua un punto di probabile non ritorno di questo aspetto della disfunzione ATM. Nonostante l’acufene possa essere un sintomo isolato, è raro che una disfunzione dell’ATM provochi solo l’acufene senza altri sintomi associati.
È quindi necessario considerare se compaiono anche altri sintomi di disfunzione ATM (cefalea, cervicalgia, dolore auricolare e all’ATM, rumori articolari con i movimenti della mandibola, vertigini, russare notturno con apnee, ostruzione nasale ecc.), e valutare la qualità dell’acufene: costante o con momenti di silenzio, intensità sempre uguale o variabile, tempo di insorgenza.
Il trattamento prevede l’applicazione di un dispositivo intraorale di riposizionamento mandibolare, opportunamente conformata ad hoc, simile ad un bite, da portarsi 24 ore al giorno (pasti esclusi) per un tempo congruo a poter trarre qualche conclusione sull’efficacia di questo trattamento (almeno 6 mesi, ma per l’acufene può essere necessario più tempo). In questi casi è importante valutare il risultato della terapia anche sugli altri sintomi disfunzionali (vedi sopra) eventualmente riferiti. Poiché l’acufene rimane il problema di più difficile soluzione, la risoluzione degli altri sintomi eventualmente presenti (ad esempio le gravi e invalidanti crisi vertiginose della Malattia di Meniere) può da un lato limitare l’insoddisfazione per uno scarso risultato sull’acufene, dall’altro indurre il paziente e non interrompere e a mantenere fiducia nel trattamento, e dare così più tempo all’acufene di rispondere alla terapia
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Bibliografia
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