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L’associazione tra asma e rinite allergica è stata ampiamente studiata sotto il profilo epidemiologico, fisiopatologico e terapeutico. Oltre la metà degli asmatici presenta rinite, e in molti pazienti che presentano rinite allergica compare Asma e aumentata reattività bronchiale. Inoltre il trattamento medico e/o chirurgico della rinosinusite migliora la sintomatologia asmatica nei pazienti che la riferiscono.

Tale associazione viene solitamente interpretata come una reciproca influenza e un circolo vizioso. La presenza di una Respirazione Orale Primaria peraltro, se, come già accennato, può favorire l’insorgenza di Rinosinusite cronica, può anche costituire un elemento favorente di entrambi i quadri, in particolare nei pazienti che presentano Rinosinusite e Asma insieme.

Se infatti la ROP facilita l’introduzione nell’albero respiratorio di allergeni e sostanze broncostimolanti, aggira anche le strutture nasali deputate al riscaldamento e all’umidificazione dell’aria inalata. Ciò costituisce un fattore patogenetico determinante nell’Asma da sforzo, ma anche dello stato asmatico in genere, di cui l’Asma da sforzo è considerato una fase precoce. In presenza di uno schema respiratorio orale primario, la sua correzione con il ripristino della respirazione nasale può costituire una valida componente terapeutica anche nei confronti della Tosse Cronica che allo stato asmatico dovesse essere correlata.

Come quasi tutte le malattie, anche l’asma presenta tre aspetti principali: uno psicologico, uno biochimico-allergologico ed infine uno strutturale. E’ comprensibile che ciascuno specialista sottolinei il ruolo della componente più vicina al suo campo di azione: lo psicologo sarà cioè più portato a riconoscere gli aspetti psicosomatici . Lo stesso può accadere ad un paziente che, per propria esperienza personale, abbia avuto buoni risultati terapeutici lavorando sulla propria psiche. Allo stesso modo, l’allergologo, il pediatra ed il medico in genere sono portati ad interessarsi prevalentemente della componente biochimica-allergologica, effettuando test allergologici in sede diagnostica e somministrando vaccini e cortisone dal punto di vista terapeutico: anche per questa via si possono ottenere dei buoni risultati. Purtroppo sulla maggior parte di queste componenti è molto difficile intervenire: l’aria è quella che è (o meglio quella che noi stessi abbiamo creato, ma non cambierà facilmente), ed un conflitto psicologico non è rimovibile in tempi brevi: ovviamente questo non vuol dire che non si debba lavorare su queste componenti. Molto più agevole risulta invece l’intervento sulle difese del paziente: a parità di stato psicologico e di ambiente allergizzante, potrà sostenere con più chances la sua battaglia: anche i vaccini rientrano in fondo in questa logica. A questo proposito, non viene invece quasi mai considerata la componente strutturale del problema, che nel caso dell’asma è costituita dalla conformazione sfavorevole della via di ingresso nell’organismo degli allergeni sensibilizzanti e scatenanti. La maggior parte degli allergeni vi entra per via respiratoria: del resto tutti sono d’accordo sull’importanza della qualità dell’aria inspirata, sulla nocività dello smog e del fumo di sigaretta, delle rinosinusiti croniche ecc. Le possibili vie di ingresso sono due: il naso e la bocca. Una corretta inspirazione in condizioni di riposo, cioè escludendo i momenti di sforzo, deve avvenire per via nasale: solo così saranno attivate le normali difese di cui questa via è dotata, e cioè i turbinati (termosifoni gonfi di sangue caldo che riscaldano l’aria), i villi che intercettano le impurità, le fanno “divorare” dai macrofagi, facendole poi precipitare nel muco come in un sistema di sabbie mobili e le rimuovono con una specie di tapis roulant costituito dal trasporto muco ciliare. Sempre se entra dal naso, l’aria è poi costretta a passare davanti alle adenoidi, che sono una specie di tribunale che processa ogni intruso e ne immagazzina le caratteristiche in una specie di casellario giudiziario costituito dal sistema immunitario: saprà riconoscerlo la volta che si ripresenta. Stupisce pertanto che nessuno si preoccupi di considerare quale sia il tipo di respirazione che il paziente presenta, e di correggere anzitutto gli errati schemi respiratori orali ripristinando una corretta respirazione nasale. In questo modo ci si comporta come un generale che sguarnisce il fronte o non se ne preoccupa neppure ( le vie nasali) e si preoccupa del nemico quando questo è ormai dilagato nelle retrovie (laringe, bronchi ,polmoni) o come un governo che renda impotenti guardie confinarie, carabinieri e tribunali e lamenti poi il dilagare della criminalità.

Introdurre nell’albero respiratorio aria secca e fredda costituisce un fattore patogenetico determinante nell’Asma da sforzo, ma anche dello stato asmatico in genere, di cui l’Asma da sforzo è considerato una fase precoce. A uscire d’inverno senza cappotto ci si prende del male (che sia raffreddore, bronchite o polmonite è secondario). Il nostro cappotto “naturale” si chiama “naso”. Di fronte ad un respiratore orale, prima di preoccuparci di quello che si è preso, o subito dopo, mettiamogli un cappotto, cioè ripristiniamo la respirazione nasale, altrimenti ci ricadrà. Con questo non si intende sottovalutare le componenti psicologiche o francamente allergologiche sopra ricordate: anche in questi casi, però, è opportuno uscire con il cappotto, anzi, soprattutto in questi casi. Facciamo anzitutto al paziente o alla mamma queste domande (o facciamole a noi stessi): russa quando dorme? Quando non si sente osservato, tiene la bocca aperta o semiaperta? E’ soggetto a mal di gola, tosse, abbassamenti di voce, riniti croniche? In caso di risposte sostanzialmente positive, vale la pena di considerare se sia il naso chiuso che fa respirare con la bocca (come si pensa sempre) o se non sia piuttosto una malocclusione dentaria ed un conseguente schema respiratorio orale a impedire le ventilazione nasale ed a causare di conseguenza un ristagno dell’essudato e del muco, che poi si complica in una rinosinusite.

Vai ai casi significativi:

– Asma, Broncospasmo, Otiti, Problemi respiratori, Tosse – Gianluca Marionni

Asma, Otiti ricorrenti, Apnea nel sonno: Lappon Irene

Per saperne di più:

47- Bernkopf E. Ossido Nitrico e schema respiratorio abituale. European Respiratory News 12:41-51, 2004

49- Bernkopf E. Macrì F. “Malocclusione dentale, respirazione orale e Tosse Cronica”

Il Medico Pediatra N° 5 – 2005, 125-37